Chi è Reyna Victoria Terrones Castro?
È una mamma, una nonna, è una donna che ha sempre creduto nel lavoro come fonte di vita e di soddisfazione.
Nella mia vita ho sempre puntato a lavorare e fare del mio meglio. Lavoro da quando ho nove anni e ho lavorato non perché costretta, ma per mia volontà. Vivendo in provincia (ndr Pucallpa, Perù), nella regione della Foresta Amazzonica non c’era la possibilità di intraprendere una professione, scegliere una scuola. Da piccola volevo fare il medico, ma sapevo che se non fossi andata nella Capitale, non ce l’avrei mai fatta.
Reyna Terrones quindi è una persona che crede che nella vita si può lottare per quello che si vuole e che l’ha sempre fatto. Uscita da casa mia a nove anni per lavorare, ho rivisto mia madre a 15 anni: lavoravo e in cambio dello stipendio andavo a scuola.
Credo che la prima parte della mia vita sia l’impresa più grande che io abbia fatto. È difficile da bambina decidere di lasciare la propria famiglia, la protezione familiare, ma io non mi sono mai fermata a pensare a quello e sono andata per la mia strada.
Che cosa significa essere una donna e un’imprenditrice?
Non mi sono mai interrogata su cosa significasse essere una e l’altra cosa. Semplicemente mi sono ritrovata da donna ad avere un esempio come mia madre, una persona che non si è mai fermata davanti a nulla e che mi ha fatto capire che una donna non è diversa da un uomo: se c’è un problema si affronta, si supera e si va avanti.
Per me essere donna non significa nulla più che essere una persona con dei sentimenti e dei desideri.
Che cosa significa essere un’imprenditrice immigrata?
C’è un unico svantaggio, la scarsa conoscenza delle leggi del paese ospitante. Quando una persona decide di cominciare a misurarsi con le amministrazioni, spesso non si ha il tempo di formarsi quindi cerca di fare il proprio meglio con le risorse che ha.
Conta molto la motivazione: quando io ho cominciato ero guidata dal solo pensiero di voler cambiare lavoro. Avevo molte soddisfazioni economiche, ma dormivo tre/quattro ore per notte.
Ecco, la parte complessa è solo l’inizio, poi quando cominci non ti fermi. Non ho mai avuto il pensiero di diventare ricca, non a caso io sono in una cooperativa: un modo di fare impresa che implica “la cooperazione”, il nostro obiettivo è dare quanto più lavoro possibile.
Qual è il rapporto della città di Roma con l’imprenditoria immigrata?
Roma offre delle possibilità immense: tutte le istituzioni più importanti sono qui e concentra quasi duecento lingue tra abitanti e visitatori. La problematica della burocrazia è terribile. A livello amministrativo c’è tanto da migliorare, ma è un problema trasversale.
Qual è stato il percorso più soddisfacente e quello più complesso del suo percorso da imprenditrice?
Diciamo che vanno di pari passo: abbiamo molte soddisfazioni, ma anche molti momenti difficili. Un momento molto bello che mi ha resa anche molto fiera come imprenditrice è stato quando sono riuscita ad offrire un’alternativa di vita a delle persone che non avevano idea di cosa volesse dire faticare. È stato un progetto molto bello che aveva come obiettivo l’inserimento lavorativo di inoccupati, ma stato anche molto complesso perché alcuni di loro vivevano di piccoli furti. La soddisfazione più grande che ho è aver insegnato la dignità del lavoro a queste persone.
Ho poi un’altra grande soddisfazione, questa volta legata al mio paese natale, il Perù.
Da bambina il mio sogno era diventare medico: volevo salvare le vite degli ultimi. La mia vita poi ha preso un’altra direzione, fino a quando, dopo tantissimi sacrifici, l’8 aprile 2019 sono andata a inaugurare il centro emodialisi “Nostra Signora di Lourdes” nella mia città di nascita, che sono riuscita a costruire insieme a un mio vecchio compagno di scuola. Purtroppo l’operatività è stata bloccata per molti mesi per delle ragioni burocratiche, finalmente però lo scorso 7 aprile, a due anni dall’inaugurazione, sono arrivati i primi pazienti. Da quel giorno, i pazienti sono passati da 18 a 29. Il mio sogno di salvare le vite si è realizzato!
Come si vede tra dieci anni?
Io spero di lavorare ancora e lavorare tanto, perché non mi sono mai risparmiata e non intendo farlo in futuro. Ho anche la grande soddisfazione di essere nonna di due nipoti e spero di avere più tempo per loro.
Recentemente ho fatto degli investimenti nel turismo, e spero di poter investire ancora. Tra i miei desideri vi è comunque quello di continuare a fare le cose che mi piacciono, come ad esempio motivare le persone che pensano di potercela fare.